La sfacciataggine dell’ENI

  

Sicuramente tutti avrete visto questa pubblicità che sta facendo in questo periodo l’ENI. Nel vederla la prima volta quasi cado dalla sedia… Ma come si può essere così ipocriti e permettersi di prenderci per il c…? Ormai questi ci prendono tutti per cretini… Una sfacciataggine così grande è veramente troppo.

Rispetto? La pubblicità parla di rispetto come se fosse uno delle sue principali attenzioni.

Be’, se non l’avete già fatto, guardatevi questa parte di puntata di Report, su Raitre, del 7/6/2009, e così capirete il grande rispetto che ha l’ENI per le popolazioni e per l’ambiente.

Se poi volete approfondire le informazioni su cosa sta accadendo in Nigeria, potete continuare a vedere le altre parti del servizio cominciando dall’inizio:

Puntata del 7/6/2009 di Report (Raitre):

1a parte2a parte3a parte (la parte mostrata in questo post) – 4a parte5a parte

[Sono passati tre anni e mezzo e mi sono accorto che la pubblicità mostrata all’inizio non era più allo stesso indirizzo Youtube e il servizio di Report era stato cancellato. Non so se è stata una qualche pressione dell’ENI oppure chi li ha caricati li ha poi cancellati per ragioni sue. Comunque ora è possibile vedere tutto il servizio qui sopra.]

Di una cosa sono proprio contento, che almeno ho diminuito il mio contributo a questo ente non usando più il gas per riscaldarmi.

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Caccia libera?

In un altro post avevo parlato della scarsa tendenza di questa maggioranza governativa ai temi verdi: indifferenza al riscaldamento globale, con tentativi di negarlo, ripresa della politica nucleare, libertà di cementificazione (proposta dal premier per ingrandire liberamente le proprie case), e, ultimamente proposta di dar libertà alle regioni di allargare il periodo di caccia.

I cacciatori naturalmente esultano e, come sempre, a cominciare dalle prime battaglie culminate con il referendum, fallito, sulla caccia, si proclamano amanti della natura, più degli ecologisti, quasi come se gli animali straziati dai loro fucili, non appartenessero alla natura, e come se la fruizione della natura dovesse prescindere dal portare con sé un’arma da fuoco..

Checché se ne dica, penso che chi pratichi la caccia, oltre ad essere indietro di qualche decennio con il modo di pensare (ma non se ne preoccupino che sono in buona compagnia…), abbia nel suo subconscio tracce di sadismo: provare piacere provocando sofferenza non lo considero un comportamento del tutto “sano” (non voglio neanche pensare a ciò che penserebbe Freud sul simbolo del fucile).

Si badi bene che non sostengo che facciano qualcosa contro la legge, che anzi è al pari del loro modo di pensare: arretrato.

Vediamo di analizzare le loro ragioni e di vedere se tale riprovevole comportamento, chiamato hobby, sia del tutto necessario.

Una di queste ragioni, comune alla maggioranza dei cacciatori (almeno così si giustificano spesso), come dicevo sopra, è il piacere di stare in mezzo alla natura, gustare le passeggiate in campagna all’alba, aspettare al varco gli animali. Quale potrebbe essere un’alternativa a questo piacere?

Ad esempio il birdwatching (l’osservazione degli uccelli con il binocolo), oppure, se proprio non possono fare a meno di vedere gli animali attraverso il mirino, la caccia fotografica (o la cineripresa). Una macchina fotografica con un grande teleobiettivo e gli stessi comportamenti che nella caccia: appostarsi, aspettare, passeggiare, godersi la natura. Inoltre, premendo il pulsante di scatto, praticamente farebbero la stessa azione che sparare: in inglese, infatti, “sparo” e “foto” si traduce con la stessa parola: “shot”. Quali sarebbero i vantaggi? Minore costo (una volta in possesso dell’attrezzatura i costi sarebbero quasi nulli), poter avere dei “trofei” da mostrare al pubblico e averne anche diversi dello stesso esemplare di animale, in diversi atteggiamenti; avere a disposizione qualunque tipo di animale e non solo quelli cacciabili (e quindi una vasta scelta), e poter effettuare queste passeggiate in mezzo alla natura tutto l’anno.

Posso anche credere che alcuni non conoscono questa alternativa e non l’hanno presa in considerazione, ma non penso che la maggioranza non ne sia a conoscenza e qui ritorniamo a quanto ho affermato più sopra: il vero piacere è provocare morte. Non so, probabilmente per un senso di onnipotenza: essere padrone della vita di un essere senziente, ma solo nel senso negativo (=ammazzare). Infatti, scegliendo la caccia fotografica, manterrebbero lo stesso questo senso di onnipotenza, notare infatti che un sinonimo metaforico di fotografare è “immortalare”, rendere immortale, ma si vede che questo non è sufficiente per loro. Ma il fatto di morire non è la peggior cosa che possa capitare agli animali (uno sparo, tutto finito…), nel peggiore dei casi, gli animali possono venire feriti e quindi soffrire diverso tempo prima che la morte li “liberi”. E qui richiamiamo il “sadismo”. Infatti non è che per ignoranza non sappiano che un animale soffre, ne sono perfettatmente coscienti: non appena il loro fido amico ha un piccolo disturbo non esitano a spendere soldi per farlo curare dal veterinario. Semplicemnte pensano che la sofferenza del loro cane sia diversa da quella degli altri animali.

Uno “svantaggio” della caccia fotografica (o delle riprese) potrebbe essere che le foto non si mangiano, anche se spesso molti cacciatori non mangiano neanche la loro selvaggina. Ma un piccolo sacrificio è sempre necessario per una causa giusta. In fondo non si chiede di diventare vegetariani, ma di cambiare il tipo di carne (senza contare che qualche tipo di selvaggina già viene allevata… e poi sparata).

Ma spesso, quando fa loro comodo, riescono anche a far funzionare la logica: “Che differenza c’è nel mangiare selvaggina invece di carne allevata? Solo chi è vegetariano potrebbe criticarci, visto che per gli altri si tratta solo di ipocrisia”.

Effettivamente al livello di principio tra il mangiare cacciagione o carne allevata non c’è nessuna differenza, anzi, a livello teorico sarebbe preferibile mangiare la cacciagione: l’animale vive libero e inconsciamente felice fino a che, improvvisamente cessa di esistere a causa dell’intervento dell’uomo. Al contrario dell’animale di allevamento che, spesso vive anni costretto in una piccola gabbia in cui non può neanche muoversi. Ma la teoria non è conforme alla realtà: non sempre la morte è istantanea, spesso l’animale rimane ferito e se non viene raccolto continua a soffrire a lungo, spesso viene braccato e prima di essere ucciso è costretto a subire il terrore del predatore che si avvicina sempre più. Avete mai provato veramente paura? Ma non la solita paura che si prova, ad esempio, davanti ad un intervento chirurgico o a farsi togliere un dente. Infatti, noi siamo coscienti di cosa causa la nostra paura. Negli animali la paura è molto diversa, ogni volta il loro istinto di autoconservazione crea in loro un panico che dà loro le istruzioni per combattere ogni volta per la sopravvivenza.

Poi c’è il discorso ecologico: se non si tratta di animali “lanciati” (di conseguenza d’allevamento) spesso parliamo di animali selvatici che potrebbero rischiare l’estinzione presi da due fuochi: quello, letterale, dei cacciatori e quello metaforico dell’inquinamento ambientale. Spesso si innesta una circolo vizioso: uccidendo degli uccelli insettivori (che si nutrono di milioni di insetti all’anno), il conseguente aumento di insetti nocivi fa aumentare l’uso dei pesticidi che a sua volta inquina l’ambiente in cui vivono gli uccelli, e così via. A ciò vanno aggiunti gli animali protetti che vengono uccisi per sbaglio (in genere quando succede questo sono sempre gli “altri” cacciatori che sbagliano…).

Una precisazione, infine: paragonare a livello ecologico la caccia alla pesca (con la canna, naturalmente), non ha senso, in quanto ogni pesce può rilasciare migliaia di uova, a differenza degli uccelli o dei mammiferi che hanno cucciolate molto ridotte.

Un’altra cavolata che tirano in ballo i cacciatori è quella che l’uomo è in cima alla piramide ecologica e quindi non è che un anello della catena naturale.

Allora, per prima cosa c’è da dire che l’animale uomo ormai è l’unico animale che potrebbe star tranquillamente fuori di questa piramide senza che quest’ultima si disfaccia. L’unica sua influenza è nella distruzione dell’ambiente. Se si estinguesse, l’ecosistema sopravvivrebbe lo stesso. Forse una volta ne faceva parte, ma ora sicuramente non più. Quando qualcuno racconta che con la caccia non facciamo altro che la selezione naturale dice una stupidaggine. I predatori naturali infatti “scelgono” le prede più deboli perché malate, o con qualche difetto (dico “scelgono” nel senso che sono le prede più deboli ad essere sopraffatte per quelle cause), e quindi queste prede hanno meno possibilità di trasmettere ai dicendenti i geni delle malattie di cui soffrono, oppure con l’eliminazione di un animale che si mimetizza meno bene di un altro, non si fa che trasmettere i geni dei meglio mimetizzati, e così via. Quando si ha di fronte un’arma da fuoco, hai voglia ad essere il più veloce della tua specie, corri sempre meno di un proiettile, quindi tra un animale più debole, ed uno più forte il fucile non fa differenza.

In conclusione, mentre un tempo la caccia faceva parte del corso della vita e a volte dava anche il necessario per sopravvivere, ora tale pseudosport non ha più senso di esistere. Anche il modo di pensare è cambiato e si è evoluto anche in tutto il mondo civilizzato, il razzismo non esiste quasi più, le donne hanno gli stessi diritti. Forse non è venuto ancora il momento in cui tutti diventino vegetariani (anche se un po’ alla volta ci stiamo accorgendo che l’attuale sistema di allevamento non potrà produrre cibo per tutta l’umanità), ma non c’è dubbio che c’è sempre più gente, con un minimo di cervello che si rende conto che è arrivato il momento di guardare con occhi diversi allo sfruttamento degli animali, che comincia a pensare che anche gli altri animali hanno dei diritti. Come dicevo, magari non sono pronti a diventare vegetariani, ma questa gente pensa che il divertirsi con la sofferenza di esseri senzienti non sia una cosa giusta: caccia, circhi, zoo, vivisezione, ecc.

Non pretendo che una categoria come i cacciatori arrivi a questi concetti facilmente, forse tra qualche decennio, cominceranno a pensarci. Per ora questa categoria se vede che qualcuno vola un po’ più in alto con gli ideali, l’unica cosa che sa fare è tirargli un paio di colpi di doppietta…

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Se questo è un… giornale

Ecco due prime pagine del quotidiano (lo chiamo così solo perché viene pubblicato ogni giorno) La Padania. Cosa c’è di strano in queste due prime pagine? Per prima cosa bisogna leggere le date di pubblicazione: 14 gennaio la prima pagina a sx, 15 gennaio quella a dx.

Prima pagina La Padania del 14.01.2010 Prima pagina La Padania del 15.01.2010

 

 

 

In_genere quando si prendono in mano dei giornali a distanza di diversi anni, per capire di che periodo sono, è sufficiente leggere i titoli principali. Nel nostro caso, stiamo parlando di qualche giorno fa, potremmo fare l’operazione inversa: cosa è successo di molto importante? E poi andare a cercare la notizia sulla prima pagina del quotidiano. Non mi sembra ci voglia molto, no? Tutti i giornali italiani e del mondo fanno titoli e aprono le loro edizioni con quello che è successo a Haiti. Ecco, andiamo a cercare, sulla prima pagina della Padania, quella del giorno dopo il terremoto, la notizia della catastrofe che verosimilmente conterà più di centomila morti. Per agevolare la ricerca vi consiglio una lente e poi andate a leggere la riga più in basso nella prima pagina. Trovata? Una riga, quasi illeggibile, per dare notizia di una delle catastrofi più gravi degli ultimi anni. Sarà perché la notizia è arrivata poco prima della stampa del giornale? No! C’è stata tutta la giornata di tempo. Non si sono subito resi conto della gravità? Neanche! Guardate la prima pagina di due giorni dopo. Provate a cercare il titolo della notizia. La lente stavolta è inutile: la notizia non c’è (almeno in prima pagina).

Ora cerchiamo di analizzare gli eventuali motivi di questa scelta.

Sicuramente c’erano tutte notizie più importanti. Visto il grande attaccamento e la devozione della Lega al cristianesimo, era sicuramente necessario mettere in risalto che quegli atei del Parlamento Europeo avevano impedito di far affiggere per legge il crocifisso nelle aule scolastiche, per il quale Borghezio si lamenta. Magari avrebbe potuto esserci posto nella stessa riga in basso? Eh no! Non si possono eliminare le nostre radici religiose e per questo non poteva certo mancare l’importante notizia sul concorso per i presepi.

In fondo chi sono mai questi haitiani, saranno pure cattolici (per l’80% della popolazione), ma spesso contaminano il cattolicesimo con riti voodoo (sarebbe molto più comprensibile contaminarli con riti celtici!), e poi hanno anche un altro difetto: sono per la maggior parte negri. Magari se fossero stati anche meno, ma uccisi dai cattivi musulmani (che ormai minacciano la nostra patria), come i cristiani copti massacrati in Egitto, un titoletto se lo sarebbero meritato anche con foto di croci in fiamme.

Questi, invece, saranno stati anche un po’ di più, ma in quello che è successo non c’entrano i musulmani, e poi, oltretutto, sono anche stranieri. Ce li hanno tutti i difetti. Ma non preoccupiamoci, non appena tenteranno di sbarcare sulle nostre coste riceveranno tutta la loro attenzione.

Per ora i leghisti sono occupati a difendere le nostre radici cristiane…

 

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WinforLife

Da quando ho scritto il post sulla truffa del SuperEnalotto è uscito un nuovo gioco a premi che sta godendo di enorme popolarità. È un po’ più complicato del SuperEnalotto e si vincono meno euro ma le probabilità sono sicuramente molto più alte del primo (non è che ci vuole molto sforzo, visto che il nostro SuperEnalotto dovrebbe essere il gioco più svantaggioso del mondo o uno tra i più svantaggiosi).

Il funzionamento di WinforLife, questo è il suo nome, è il seguente: si giocano 10 numeri su 20 e si vince indovinandone 7-8-9 o 10. C’è un ulteriore numero (= numerone), tra venti, scelto automaticamente a caso e se anche quest’ultimo viene estratto (con un ulteriore estrazione), e quindi si indovinano 10 + il numerone, si vince una rendita di 4000 € mensili per venti anni. Una giocata costa un euro. Se si giocano due euro è possibile avere il doppio delle possibilità, infatti si vince anche con i numeri complementari, nel senso che si vince anche indovinando 0-1-2 o 3 numeri, e se si fa 0 e si indovina il numerone, è come se si fosse indovinato 10 numeri, e si vince la rendita ventennale. Ogni giorno ci sono 13 estrazioni orarie, dalle 8 alle 20.

Il montepremi è il 65 % dell’incasso totale, il restante va allo Stato che ne destina una parte alla ricostruzione dell’Abruzzo. Del Montepremi il 42% viene destinato al 10 (o 0) + il Numerone. Per le vincite non c’è una somma fissa, a seconda del montepremi di ogni estrazione si decide la vincita che in ogni caso si avvicina molto ai 10000 € per il 10, circa 100 € per il 9, circa 10 € per l’8 e 2 € per il 7. Da notare bene che se in uno stesso concorso ci sono più di un vincitore di 10+Numerone, il montepremi si divide per quanti hanno fatto lo stesso punteggio.

Già a prima vista si può notare che sicuramente è più vantaggioso del SuperEnalotto, ed inoltre ci sono anche vincite minori. La popolarità inoltre è anche dovuta al fatto che non si vincono cifre stratosferiche, la cui gestione a molti creerebbe più problemi che vantaggi, ma una rendita che molti vedono come una sicurezza per il futuro.

Ed ora veniamo alle note “dolenti”. Naturalmente non è da paragonare affatto al SuperEnalotto in quanto non c’è confronto ma oggettivamente c’è da dire che non è facilissimo vincere la rendita ventennale.

Se si giocasse 40 volte ogni settimana per 9 anni di seguito ci sarebbe 1 probabilità su 100 di azzeccare il 10 + il Numerone, stessa probabilità di fare 8 con una giocata.

Come si vede non è la cosa più semplice di questo mondo, d’altra parte niente viene regalato.

Il consiglio in questo caso, potrebbe essere lo stesso che per il SuperEnalotto (= preferibilmente non giocare), ma con meno rigidità. Se si capita nella ricevitoria una giocata di tanto in tanto non rovina nessuno, ma attenzione, il pericolo più grosso in questo gioco è la dipendenza: tredici estrazioni al giorno possono spingere a giocare quotidianamente diverse volte ed è esperienza ormai accertata che giocare troppo frequentemente può portare ad una dipendenza tale e quale alla droga.

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La truffa del SuperEnalotto

In questi giorni c’è molto movimento, come di solito regolarmente accade quando il montepremi del SuperEnalotto raggiunge delle cifre inimmaginabili. Tutti fanno progetti sognando di vincere il montepremi attuale che si aggira sui 119 milioni di euro, e non pensano minimamente alle possibilità che esistono di mettere mano su tale montepremi.

Il nostro SuperEnalotto è il gioco più sbilanciato che esista al mondo. Nel senso che è quello che dà meno possibilità di vincere e conseguentemente paga meno di tutti in proporzione a tali possibilità.

Che significa?

Se qualcuno scommettesse con voi con una moneta a testa o croce e vi proponesse: “se viene croce ti do un euro, se viene testa tu me ne dai 10”, cosa gli rispondereste? Che è un parac… e che non giocate. Questo perché ci sono il 50% per ciascuno che esca o testa o croce e pertanto le possibilità sono 1 a 1, quindi affinché la scommessa sia “giusta” dovrebbe essere 1 euro contro 1 euro.

Nella roulette le possibilità che esca un numero sono 1 su 37 (c’è anche lo zero) e se si vince si guadagna 36 volte la posta (per essere del tutto giusta dovrebbero essere 37 volte, ma si può comprendere che ci sia un “rimborso spese” per chi organizza (tenete a mente che in Italia i casinò sono vietati – ad eccezione di 3-4, in quanto il gioco d’azzardo è vietato).

Il gioco del lotto è molto meno favorevole.

Ecco le probabilità:

Ambo -> 1 su 400,5 e paga 250 volte la puntata;
Terno -> 1 su 11.748 e paga 4250 la puntata;
Quaterna -> 1 su 511.038 e paga 80.000 la puntata;
Cinquina -> 1 su 43.949.268 e paga 1.000.000 la puntata.

Come si può notare, più le possibilità sono minime e molto meno, proporzionalmente, si guadagna. Di fronte a quasi 44 milioni di combinazioni viene pagato solo 1 milione di volte la posta (riprendete in considerazione l’esempio iniziale del testa o croce e comparatelo con 1 euro se vincete voi, mentre ne pagate 44 se vince l’altro).

Ed ora veniamo al SuperEnalotto. Quante possibilità ci sono di imbroccare la sestina?

Una su 622.614.630.

Quanto è grande questo numero? Se vi proponessero di vincere 119 milioni di euro non appena aveste finito di disegnare 622.614.630 puntini su uno (o più) quaderni, accettereste? Se avete letto il post sulle Stelle vi sarete fatti un’idea, se non l’avete fatto, ricapitoliamo i calcoli. Quanto tempo ci mettereste a disegnare questi puntini? 10 ore, 1 giorno, 10 giorni o più? Provate a calcolare poi continuate a leggere.

Ecco la soluzione:
Qualche giorno meno di 20 anni. Contando 24 ore su 24 senza dormire e senza mangiare (se dormite 6 ore e un paio di ore li usate per mangiare, ci vorrebbero poco più di 26 anni). Siete ancora decisi a dare in cambio 26 anni della vostra vita per 100 milioni di euro?

Se si trattasse di testa o croce, è come se il vostro avversario vi pagasse 1 euro e voi pagaste 600 milioni di euro (all’incirca). Siccome voi pagate solo un euro, è bene aggiungere una spiegazione: è come se giocaste con una moneta truccata in cui esce 622.614.629 volte croce e 1 volta testa. Naturalmente non si sa quando esce testa… Ma nel caso che trattiamo, il SuperEnalotto, è addirittura più sbilanciato in quanto se vincete, non vincete 622 milioni di euro, ma solo il montepremi di 119 milioni di euro, se va bene e se nessun altro lo azzecca.

Qualche ulteriore chiarimento: i sistemi non servono a vincere più facilmente ma solo ad agevolare la scrittura delle colonne. 100 euro di sistema corrispondono a 100 euro di colonne, solo che le 200 colonne (mi sembra costino 50 centesimi a colonna) vengono scritte in maniera abbreviata, mentre nella maniera tradizionale dovreste scrivere 200 volte la sestina.

Altro chiarimento che serve principalmente per il Lotto (in quanto si possono giocare anche numeri singoli). Ad ogni estrazione tutti i numeri hanno la stessa probabilità di uscire, indipendentemente da quante estrazioni non escano. Se il 53 non esce da 300 estrazioni, alla 301ma estrazione ha la stessa probabilità di uscire che gli altri 89 numeri. Molti giocatori erroneamente invocano la legge dei grandi numeri, ovvero che dopo una lunga serie di mancate uscite ci sono più probabilità che venga estratto. È una grande sciocchezza! La legge dei grandi numeri non dice questo.

La legge dei grandi numeri, applicata alle estrazioni del lotto, dice che se si esaminano i numeri estratti, scegliendo a caso tra un grande numero di estrazioni, avremo una media di uscita simile per tutti i numeri. Più sono le estrazioni che esamineremo più tale media sarà simile tra i numeri.

Alla luce di quanto sopra chiarito appare evidente che il comportamento dello Stato è un po’ schizofrenico. Non permette il gioco d’azzardo (a parte le eccezioni di pochi casinò) per dei giochi molto più “onesti” di quelli organizzati dallo Stato stesso. Se pensate che il gioco delle tre carte da il 33% di possibilità di vincere sembra assurdo che venga vietato a fronte di un gioco come il Lotto o il SuperEnalotto in cui lo Stato incassa cifre veramente ragguardevoli in cambio della distribuzione di pochi spiccioli. E non si pensi che si tratta solo della spesa di alcuni euro, in quanto esiste gente che per correre dietro a numeri “ritardatari”, al Lotto, si è rovinata. Mi sembra chiaro allora che il SuperEnalotto sia praticamente una truffa legalizzata, solo che poiché “ruba” pochi spiccioli a ciascuno di noi, non appare una vera e propria truffa.

Volete veramente vincere? Decidete quanto volete giocare.

10 euro? Bene.

Andate fino alla ricevitoria e invece di entrare, all’ultmo momento tornate indietro.

Avrete vinto 10 euro. E li vincerete ogni volta che lo farete.


 

Consigli per approfondire (necessaria un po’ di dimestichezza con la matematica)

Regole matematiche del gioco d’azzardo – Perché il banco non perde mai – A cura di D. Costantini e P. Molinari, Muzzio Editore

Febbre da gioco – Esistono sistemi sicuri per vincere? – Ennio Peres, Avverbi edizioni

 

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